Il grano
In Val d’Orcia il grano è il simbolo della rivalsa, della tenacia e della costanza di chi ha voluto, quasi un secolo fa, scommettere nel territorio e nella plasmazione da parte dell’uomo. Questo ha valso il riconoscimento di Patrimonio Unesco dal 2004 e ad oggi rappresenta una delle risorse maggiori e più redditizie. In Val d’Orcia vengono coltivate specie antiche di cereali pregiati, come ad esempio la varietà di grano tenero Verna o la varietà di grano duro Senator Cappelli, ottima per la produzione della pasta. Il Mulino Val d’Orcia, che visiteremo, macina a pietra l’intero chicco del grano con una bassa velocità di lavorazione, che riduce il surriscaldamento delle macine e quindi delle farine.
La pasta
In Val d’Orcia la pasta è realizzata con i cereali dei terreni coltivati con metodo biologico da più di 20 anni. Prodotta con farine macinate a pietra, trafilata in bronzo ed essiccata lentamente ed a bassa temperatura, la pasta del Mulino Val d’Orcia è un prodotto artigianale, estremamente porosa, dal caratteristico colore ambrato e dal sapore inconfondibile. Oltre ad essere buona fa anche bene alla salute perché ricca di minerali, fibre, antiossidanti e vitamine di cui il germe è ricco.
Sarà possibile assistere al ciclo produttivo della pasta, toccare con mano le diverse macinature e acquistarne diverse qualità nello shop del Mulino.
L'acqua
Bene primario per l’umanità e una risorsa rinnovabile per il nostro pianeta. Il Monte Amiata che fa da cornice alla Val d’Orcia è un antichissimo vulcano, che oggi manifesta il suo passato geologico grazie alle copiose acque termali e alle sorgenti di acqua potabile, che approvvigionano intere province.
Vivo d’Orcia ne è l’emblema più importante : in un bosco di faggi e castagni, da una cavità naturale sgorga un’acqua dalle giuste proprietà organolettiche, che viene incanalata nell’Acquedotto che porta a Siena, in un edificio storico che risale al 1908. Con la Cooperativa Parco Vivo effettueremo una breve passeggiata nel bosco e l’ingresso nella galleria delle Sorgenti dell’Ermiccolo.
La castagna
La coltivazione del castagno nel Monte Amiata ha radici molto antiche, che ne attestano le prime testimonianze dal XIV secolo, sia riguardo ai frutti sia riguardo alla legna. L’importanza di questa coltura era motivata dal fatto che la castagna è stata per molto tempo quasi l’unica fonte di cibo per le popolazioni montane. Considerata il “pane della povera gente”, il prodotto era per lo più trasformato in farina, più adatta ad essere cucinata e conservata.
Molte sono le feste e sagre nel suo periodo di raccolta, ovvero ottobre, ma la sua versatilità la rende protagonista di molte ricette tipiche locali, che si possono degustare tutto l’anno.
Il Giulebbe
Il Giulebbe è un liquore ottenuto dalla lenta macerazione di petali di rosa canina e di fragoline di bosco del Monte Amiata, bevuto durante le feste e il cui nome, usato metaforicamente, allude a un carattere sdolcinato e beato. Ceduto con affetto dallo storico ristorante Taverna del Pian delle Mura da una ricetta di Nonna Filomena, adesso è in vendita presso la Cooperativa Parco Vivo.
Il rosolio in generale è diffuso in Italia fin dall’epoca rinascimentale come liquore digestivo; restano immutati il nome e il metodo di produzione. La volontà oggi è quella di mantenere una tradizione locale, fatta di momenti di convivialità e scambio culturale.